Preghiera in famiglia: Corpo e Sangue del Signore

La famiglia si siede attorno alla tavola che può essere già apparecchiata per il pasto insieme oppure si
riunisce nell’angolo della preghiera opportunamente preparato nella casa. Al centro della tavola si può
porre una luce, il Vangelo e un pane.
Mamma: In questa domenica, la Chiesa ci invita a ringraziare il Signore per il sacramento
dell’Eucarestia che è memoriale di tutta la vita di Gesù, donata a noi come segno
dell’amore smisurato di Dio Padre.

Papà: Nella cena, l’ultima che ha condiviso con i suoi discepoli, Gesù ha scelto il pane
spezzato e il calice di vino condiviso come segni in cui è significata tutta la sua vita.
Da quella sera è sempre pronta per ciascuno di noi la tavola del Signore, in cui ci sono
offerti pane e vino, corpo e sangue di Cristo, affinché siamo una sola cosa con lui e tra
di noi. Abbiamo una tavola in cui ci è possibile comunicare con Cristo fino a vivere della
sua vita, fino a diventare sua dimora.

Mamma: Siamo riuniti nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Tutti: Amen. Apri il nostro cuore, Signore, all’ascolto della tua Parola. Amen.

Papà: Dal libro del Deuteronòmio (8,2-3.14-16)

Mosè parlò al popolo dicendo:
«Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere
in questi quarant’anni nel deserto,
per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore,
se tu avresti osservato o no i suoi comandi.
Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna,
che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto,
per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane,
ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore.
Non dimenticare il Signore, tuo Dio,
che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile;
che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso,
luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua;
che ha fatto sgorgare per te l’acqua dalla roccia durissima;
che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri».

Mamma: Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (10,16-17)
Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo,
non è forse comunione con il sangue di Cristo?

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E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?
Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo:
tutti infatti partecipiamo all’unico pane.

Papà: Dal vangelo secondo Giovanni (3,16-18)
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno
e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro:
«Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico:
se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue,
non avete in voi la vita.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna
e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui.
Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre,
così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo;
non è come quello che mangiarono i padri e morirono.
Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

(durante un momento di silenzio, se si desidera, si può leggere una delle brevi meditazioni seguenti)
• L’Eucarestia, la celebrazione di quei riti dove i discepoli di Gesù di Nazareth mangiano e bevono, è il
cuore, l’anima, “la fonte e il culmine” della vita della Chiesa, come dice il Vaticano II.
Carne e sangue, nel linguaggio biblico, significano la debolezza. L’Eucarestia non ha in sé nulla di
trionfale. Noi mangiamo il Pane ma continuiamo a morire; restiamo ancora nella condizione degli antichi
ebrei, i quali morirono nel deserto pur essendo stati nutriti dalla manna celeste.
Il discepolo di Gesù di Nazareth, ogni volta che celebra l’Eucarestia, si ricorda che sta attraversando il
deserto di questa vita. Si scopre incerto e fragile e si getta come un affamato nelle braccia di Dio.
Il discepolo di Gesù si scopre “in compagnia” di ogni uomo; capisce che non sta camminando da solo.
Anche l’Eucarestia avviene “in compagnia”. Occorre correggere una certa concezione “privatistica”,
“intimistica” dell’Eucarestia domenicale, e riportarla alla dimensione comunitaria che le è propria. Per il
discepolo di Gesù, celebrare l’Eucarestia non è paragonabile ad alcun’altra preghiera. L’Eucarestia è
l’evento che lo caratterizza, lo fonda, proprio perché è l’evento celebrato insieme alla comunità tutta:
buoni e non buoni, più o meno peccatori.
Ogni volta che ci riuniamo insieme per l’Eucarestia, noi siamo segno e memoria di una promessa e di un
compimento. Nell’assemblea domenicale, i discepoli di Gesù di Nazareth sono il segno che tutta
l’umanità è continuamente chiamata da Dio; essi sono lì come segno per tutti: segno che la vita è un
cammino nel deserto; che Dio ci nutre con il Pane, ci disseta, ci nutre con la sua Parola; segno che siamo
chiamati alla terra che noi attendiamo perché ci fidiamo seriamente della promessa di Dio. I discepoli
riuniti nell’assemblea domenicale sono il segno che gli altri sette giorni sono giorni di grazia: sono un
«vangelo» per tutta l’umanità.

(don Nando Bonati)
• Il nucleo essenziale del Vangelo oggi è racchiuso in due sole parole: pane e vita, mangiare e vivere.
Vivere, canto supremo dell’essere, grido ultimo d’ogni salmo; vivere per sempre, vertigine della
speranza. Ma il vangelo pone una domanda: che cosa ti fa vivere? Io vivo di persone. Vivo di progetti e di
appelli, di passioni e di talenti. Vivo di terra, che ci sostenta e governa. Ma io vivo soprattutto delle mie

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sorgenti, come accade per ogni fiume, come per ogni albero stretto alle sue radici. L’uomo non vive di
solo pane. Anzi, di solo pane l’uomo muore. Ma vive di quanto esce dalla bocca di Dio. Io vivo di un
Altro! Dalla bocca di Dio vengono parole che creano luce acqua terra vento. Viene l’alito di vita che fa di
un grumo di polvere una persona vivente. Dalla bocca di Dio vengono i miei fratelli che sono parola di
Dio, respiro di Dio; viene il bacio d’amore con cui inizia e finisce la vita. È questa la mia sorgente. Che
cosa farò? La prima lettura mi soccorre: ricordati di tutto il cammino che il Signore ti ha fatto percorrere.
Ricordati che essere uomo-con-Dio è il contrario dello smarrirsi fra le dune. E di tutta la manna scesa
all’improvviso quando non l’aspettavi più. Tutti potremmo raccontare del nostro viaggio nella vita: non
soltanto gli scorpioni o i serpenti, ma l’acqua scaturita un giorno all’improvviso quando, disperati,
credevamo di non farcela e dal cielo è arrivato qualcosa, una forza, un amore, un amico, un canto.
Improvvisi squarci si sono aperti a ricordarci che non viviamo da soli, chiusi nel cerchio tragico dei nostri
problemi, ma che c’è un amore che assedia i confini della storia. Se sono sopravvissuto, se non sono
diventato io stesso un deserto, terra spenta e inospitale, lo devo a un Altro. Io vivo di Dio.

(p. Ermes Ronchi)
(in base alle persone presenti, si valuterà se leggere insieme o individualmente la preghiera di contemplazione
oppure pregare con il testo di seguito indicato)
• contemplazione
Una tavola, un po’ di pane, un po’ di vino: questo è il riassunto della vita dell’uomo.
Attorno alla tavola si riunisce la famiglia per il pasto quotidiano: il pane che si spezza
per il figli, ha dentro la memoria del lavoro dei genitori, delle loro fatiche, delle loro speranza; il vino ha
dentro la memoria delle festa sella vita, della bellezza della vita.
Questo, Gesù di Nazareth, nostro Signore e Maestro, tu hai scelto, prima di morire,
come memoriale di tutta la Tua Vita, a noi che camminiamo incerti nel tempo.
Tu hai spezzato per noi tutta la Tua esistenza, fatica e sudore, riso e pianto, gioia e tristezza:
in questo Tuo donarsi intravedo il Tuo invito alla bellezza della Vita.
Gesù di Nazareth, Signore e Maestro, questo noi celebriamo oggi con tutta la Chiesa.
Abbiamo preparato questa tavola attorno cui ci fermeremo per mangiare il Tuo Pane;
nelle nostre case prepareremo la tavola per la nostra famiglia; e nel nostro cammino quotidiano terremo
sempre apparecchiata la tavola della nostra fede e delle nostre speranze: fino alla Meta.
• preghiere
Mamma: Ringraziamo il Signore, nostro Dio, e contempliamo il suo mistero:

  • Grazie, Signore, la tua Parola e il tuo Pane sono vita per noi.
    Tendo la mano, mendicante di luce
    e prendo te come si prende per la notte una lampada
    e tu diventi la Nube che dissipa il buio.
    Tendo la mano, mendicante di fuoco,
    e prendo te come si prende per l’inverno una fiamma,
    e tu diventi l’Incendio che avvampa la terra.
    Tendo la mano, mendicante di speranza,
    e prendo te come si prende per l’estate una fonte,
    e tu diventi il Torrente d’una vita eterna.
    Tendo la mano, mendicante di te,
    e io ti prendo come si prende la perla d’un amore,
    e tu diventi il Tesoro per la gioia del “pròdigo”.
    Tendo la mano, mendicante di Dio, e prendo te
    ma tu ora prendi la mia nella tua mano
    e io divento l’inviato a chiunque ti cerca.

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Papà: Affidiamo al Signore le persone che portiamo nel cuore, (in particolare…) e preghiamo

insieme la preghiera che Gesù ci ha insegnato: Padre nostro…

• Se la preghiera viene fatta prima del pasto, ora si può iniziare a prendere insieme il pasto
Mamma: Ti ringraziamo, Signore, per l’amore con cui ci hai creati, per la Parola e il Pane con
cui ci guidi e ci sostieni. Anche il cibo che oggi è sulla nostra tavola è segno della tua
provvidenza e dell’amore di chi lo ha preparato per noi. Mantienici in relazione di
amicizia tra noi e con te, o Padre, perché, fidandoci di Gesù tuo Figlio, possiamo
riconoscere nella vita di ogni giorno i segni del tuo Spirito, benedetto ora e nei
secoli dei secoli.
Tutti: Amen!
(in un momento opportuno del pasto, si completa la preghiera condividendo il pane. Un
genitore, mentre dice le parole che seguono, spezza il pane e lo distribuisce ai commensali.)
Mamma: Fate attenzione: ora vogliamo dire una cosa importante. Con questo cibo, con
questo pane condiviso, diciamo che in questa settimana abbiamo lavorato e faticato
per tutti noi, per la nostra famiglia. Diciamo che ci vogliamo bene e che faremmo
qualunque cosa gli uni per gli altri: questo ce lo ha insegnato Gesù. Lui è sempre con
noi. La sua Parola, il suo pane, l’amore concreto che ci ha mostrato e insegnato,
sono segni che lui è con noi sempre. Questo pasto che mangiamo insieme possa
ricordarci quanto è importante per noi riunirci attorno alla sua tavola in assemblea a
celebrare il memoriale di ciò che Gesù ha fatto per noi.

• Se la preghiera viene fatta in un momento diverso dal pasto, si conclude come segue
Mamma: Dio fedele, che nutri il tuo popolo con amore di Padre,
ravviva in noi il desiderio di te, fonte inesauribile di ogni bene:
fa’ che, sostenuti dal sacramento del Corpo e Sangue di Cristo,
compiamo il viaggio della nostra vita,
fino ad entrare nella gioia dei santi,
tuoi convitati alla mensa del regno.

Tutti: Amen!
Mamma: Il Signore ci benedica, faccia risplendere su di noi il suo volto e ci doni la sua pace.
Tutti: Amen!