Preghiera in famiglia: XIII domenica

La famiglia si siede attorno alla tavola che può essere già apparecchiata per il pasto insieme oppure si riunisce nell’angolo della preghiera opportunamente preparato nella casa. Al centro della tavola si può porre una luce, il Vangelo e un pane.

Mamma:    Oggi è di nuovo Domenica. Dopo una settimana di lavoro, ci ritroviamo insieme nel giorno del Signore, giorno della resurrezione di Gesù. Vogliamo accogliere nella nostra casa il Signore Gesù, le sue Parole, la sua vita donata per noi e imparare a essere suoi discepoli, vivendo come lui ha vissuto.

Papà:          Siamo insieme nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Tutti:          Amen.

Mamma:    Ascoltiamo quello che l’apostolo Paolo scriveva ai cristiani di Roma per ricordare il significato del battesimo che avevano ricevuto. Anche noi da piccoli siamo stati battezzati affinché tutta la nostra vita riceva luce, orientamento ed energia dalla vita, morte e resurrezione di Gesù.

Papà:          Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (6,3-4.8-11)

                   Fratelli, non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù,
siamo stati battezzati nella sua morte?

                   Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte
affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre,
così anche noi possiamo camminare in una vita nuova.

                   Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui,
sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più;
la morte non ha più potere su di lui.
Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte;
ora invece vive, e vive per Dio.
Così anche voi consideratevi morti al peccato,
ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.

Figli:           Nel battesimo sono stato immerso nell’acqua
affinché tutta la mia vita sia unita alla vita, morte e resurrezione di Gesù.
Gesù, tu hai vissuto pienamente l’amore di Dio,
lo hai raccontato e mostrato a chi ti incontrava, fin sulla croce.
E Dio ti ha risuscitato,
perché la tua vita e il tuo amore sono più forti della morte.
Nel battesimo, anch’io sono stato immerso in questo grande mistero
per scoprire, giorno dopo giorno, la gioia e la bellezza
di vivere come tu ci ha insegnato,
sapendo di essere sempre amato da Dio Padre.
Signore, voglio ringraziarti.

(durante un momento di silenzio, se si desidera, si può leggere una delle brevi meditazioni seguenti)

•    Il Battesimo, in greco baptizein, significa immergere, cioè prendere qualcuno o qualcosa e immergerlo completamente sott’acqua. Paolo aveva già riflettuto sul battesimo e qui, nella lettera ai Romani, sottolinea che il Battesimo è legato alla croce. Non è l’acqua che dà il perdono, ma è la croce l’unica fonte di salvezza. Ecco allora che Paolo collega immergersi e morire. È un discorso molto brutale, come il discorso della croce, in quanto la croce era il patibolo dei delinquenti. È come se noi oggi annunciassimo un’impiccagione, una morte per aids: quest’ultima probabilmente si avvicina ancor di più alla croce per l’elemento di vergogna a cui viene associata. Per noi, ormai, battesimo e croce sono termini entrati nel vocabolario e non ci fanno più impressione.

      In questa immersione è significata la sequela: il discepolo segue Gesù nella morte e risale con lui nella risurrezione. Tutto questo avviene all’interno di un segno, di una celebrazione rituale. Certo, questo è un segno efficace, ma nei vangeli troviamo indicato chiaramente il cammino: «Chi vuol venire dietro a me, prenda la sua croce, si rinneghi, mi segua… venga nella mia morte, poi risorgerà con me». Questo bellissimo annuncio del cammino del discepolo deve illuminare la teologia. Non basta prendere una persona e immergerla nell’acqua: questa persona deve percorrere il suo cammino di sequela «dietro a me». Il battesimo è segno della sua realtà: quel discepolo deve rinnegarsi, deve morire a se stesso.

      Da tempo porto con me una riflessione, nata proprio da questo testo di Paolo che mi suggerisce una domanda: Cos’è diventato il nostro Battesimo?

      Vedo in questa immersione nella morte e risurrezione di Cristo la vocazione primaria, fondamentale del cristiano. Nel momento in cui immergo quel “corpo”, nato da uomo e da donna, dichiaro chi è; celebrando nel battesimo il suo passaggio dalla morte alla Vita, dichiaro quel “corpo” capace di sostenere e attraversare la morte: quello è il suo funerale… perché dopo quell’immersione io so che, quando arriveremo a quello che chiamiamo il suo funerale, in realtà sarà la sua definitiva Pasqua! Quello che ho celebrato nel segno del Battesimo, quello che per tutta la vita – nelle scelte quotidiane – ho continuato a celebrare, in quell’ultimo Giorno per me diventerà definitivo. Qui intravedo un raccordo stupendo tra Matteo e Paolo: il Battesimo è la Carta Costituzionale dell’inviato, del cristiano; questo è il suo “mandato” nella Chiesa, nella storia degli uomini, per essere un inviato, portatore di questa testimonianza.

(don Nando Bonati)

Papà:          Col battesimo ci siamo incamminati nella vita dietro a Gesù, per vivere con lui,
come lui, dietro a lui, una vita bella e piena di senso anche nelle difficoltà.
Ascoltiamo alcune parole che Gesù diceva ai suoi discepoli.
Sono espressioni forti, estreme, tipiche del linguaggio della sua epoca e cultura,
parole che vanno capite bene
e che sono un invito per i discepoli a diventare come Gesù, il maestro.

Mamma:    Dal Vangelo secondo Matteo (10,37-42)

                   In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:

                   «Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me;
chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me;
chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.

                   Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà,
e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.

                   Chi accoglie voi accoglie me,
e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.

                   Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta,
e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.

                   Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

(durante un momento di silenzio, se si desidera, si può leggere una delle brevi meditazioni seguenti)

•   La croce e l’acqua fresca, sorprendente pedagogia della Parola.

      Perdere la vita, non significa farsi uccidere: una vita si perde come si perde un tesoro, donandola. Noi possediamo veramente solo ciò che abbiamo donato ad altri. Gesù parla di una causa per cui vivere, che vale più della stessa vita. Come ha fatto Lui, che ha perduto la sua vita per la causa dell’uomo e l’ha ritrovata.
Infine a noi, spaventati dall’impegno di dare la vita e di avere una causa che valga più di noi stessi, Gesù aggiunge una frase dolcissima: chi avrà dato anche solo un bicchiere d’acqua fresca non perderà il premio. La croce e un bicchiere d’acqua, il dare tutta la vita e il dare quasi niente, sono i due estremi di uno stesso movimento. Un gesto che anche l’ultimo degli uomini può compiere; però un gesto vivo, significato da quell’aggettivo così evangelico: fresca. Acqua fresca deve essere, vale a dire procurata con cura, l’acqua migliore che hai, quasi un’acqua affettuosa, con dentro l’eco del cuore. Dare la vita, dare un bicchiere d’acqua fresca: stupenda pedagogia di Cristo: non c’è nulla di troppo piccolo per il Vangelo, perché nulla vi è di autenticamente umano che non trovi eco nel cielo. Perché l’uomo guarda le apparenze, Dio guarda il cuore. E tutto il Vangelo può essere in un bicchiere d’acqua fresca.

(p. Ermes Ronchi)

(in base alle persone presenti, si valuterà se leggere insieme o individualmente la preghiera di contemplazione oppure pregare con il testo di seguito indicato)

• contemplazione

Ti rendiamo grazie, Padre, per  la Parola che è risuonata tra noi: l’apostolo Paolo

ci invita a riscoprire il senso e il dono della nostra  immersione battesimale, cioè 

della nostra immersione nella morte e risurrezione di Cristo:  quanti siamo stati

immersi in Cristo Gesù  nella morte e risurrezione di lui siamo stati immersi.

Spirito Santo, dono a noi fin dal primo giorno, fa’ risuonare in noi quella Parola

e guidaci nel meditarla e custodirla: noi siamo con-sepolti a Cristo;  perché siamo

con-crocifissi a Lui e con-risorti;  e quindi con-viviamo, siamo viventi insieme a Lui risorto;

siamo  con-innestati nella sua morte e nella sua risurrezione: ormai siamo un solo albero di vita, 

con Lui, figli nel Figlio?! Siamo  “già” morti e risorti, anche se “non ancora” in pienezza?!

Guidaci…ci perdiamo…

All’inizio del nostro cammino, Padre, si staglia solenne e luminosa la Croce di Gesù: discorso brutale,

come la croce, strumento dei delinquenti. Per noi battesimo e croce sono entrati ormai nel nostro vocabolario, ci lasciano indifferenti, o quasi. Oggi ci ricordi che Immersione battesimale, morte e risurrezione; in una parola Pasqua sono i capitoli fondamentali della nostra Carta Costituzionale.

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a Te, Dio nostro Padre, ogni onore e gloria:

oggi e sempre!!!

• preghiere

Papà:          Ringraziamo il Signore, nostro Dio, per tutto quanto oggi ci ha rivelato.
A lui affidiamo tutte le persone a noi care,
tutti coloro che sono nella sofferenza e nella difficoltà,
coloro che hanno delle responsabilità e si prendono cura degli altri.
Restiamo un momento in silenzio
e ognuno di noi, nel segreto, affidi al Signore
le persone e le situazioni che gli sono care.

                   (un minuto di silenzio)

Mamma:    A te ci affidiamo, Signore, a te che ci conosci e che vedi anche il gesto più semplice di un bicchier d’acqua offerto a chi ha sete. Ti preghiamo insieme con le parole che Gesù ci ha insegnato: Padre nostro…

• Se la preghiera viene fatta prima del pasto, ora si può iniziare a prendere insieme il pasto

Papà:          Ti ringraziamo, Signore, per l’amore con cui ci hai creati, per la Parola e il Pane con cui ci guidi e ci sostieni. Anche il cibo che oggi è sulla nostra tavola è segno della tua provvidenza e dell’amore di chi lo ha preparato per noi. Mantienici in amicizia tra noi e con te, o Padre, perché, fidandoci di Gesù tuo Figlio, possiamo riconoscere nella vita di ogni giorno i segni del tuo Spirito, benedetto ora e nei secoli dei secoli.

Tutti:          Amen!

(in un momento opportuno del pasto, si completa la preghiera condividendo il pane. Un genitore, mentre dice le parole che seguono, spezza il pane e lo distribuisce ai commensali.)

Papà:          Fate attenzione: ora vogliamo dire una cosa importante. Con questo cibo, con questo pane condiviso, diciamo che in questa settimana abbiamo lavorato e faticato per tutti noi, per la nostra famiglia. Diciamo che ci vogliamo bene e che faremmo qualunque cosa gli uni per gli altri: questo ce lo ha insegnato Gesù. Lui è sempre con noi. La sua Parola, il suo pane, l’amore concreto che ci ha mostrato e insegnato, sono segni che lui è con noi sempre. Questo pasto che mangiamo insieme possa ricordarci quanto è importante per noi riunirci attorno alla sua tavola in assemblea a celebrare il memoriale di ciò che Gesù ha fatto per noi.

• Se la preghiera viene fatta in un momento diverso dal pasto, si conclude come segue

Papà:          Donaci, o Padre, la sapienza e la forza del tuo Spirito,
perché camminiamo con Cristo sulla via della croce
e impariamo a far dono della nostra vita anche nei piccoli gesti quotidiani
per scoprire la forza del tuo amore
e manifestare al mondo la gioiosa speranza del tuo regno.

Tutti:          Amen!

Papà:          Il Signore ci benedica, faccia risplendere su di noi il suo volto e ci doni la sua pace.

Tutti:          Amen!